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Attività e Notizie

 

05/06/25
Nuova sede del Viandante è presso Casa Arca in Via tonale 31. Proprio sulla via che costeggia la ferrovia, quando piove si forma un laghetto artificiale, e come sempre le macchine che transitano non esattamente a 30km ora, creano onde e schizzi, per i passanti è un problema e anche per i nostri ospiti. Ci siamo accorti che la grata del parcheggio adiacente al Viandante era staccolma di terra, quindi non permette all'acqua di scaricare nel tombino, per questo motivo la formazione del laghetto artificale. Piccola riunione tra gli ospiti ( anche tra di loro ci sono i professori), alla fine con la super visione del nostro Mario sabato mattina Claudio e Massimo hanno pulito e sistemato la grata all'ingresso del parcheggio di fianco al centro. Hanno pulito i bordi della grata per sollevarla, tolto tutta la terra che abbiamo reciclato riempendo tre secchi che useremo per le nostre bellissime piante. Priorità per ilnche il Viandante e mantenere pulito e accogliente non solo l'interno della loro sede, ma anche l'esterno per garantire una buona accoglienza ad ospiti e amici.























3/06/2025

Sostieni le attività del Viandante donando il tuo 5x1000. Il vostro contributo sarà utilizzato per comprare il cibo e tutto il necessario per aiutare i nostri ospiti. Il tuo aiuto può fare la differenza!










28/05/2025


NUOVE ELEZIONI ALL'ASSOCIAZIONE CAMMINIAMO INSIEME odv


A ottobre saranno 10 anni che l'Associazione Camminiamo Insieme a nasce a Varese e gestisce il Centro Diurno "IL VIANDANTE".
10 anni di INCONTRI speciali, 10 anni di volti, sorrisi e lacrime. In questi 10 anni oltre agli ospiti, sono passati tanti Volontari, e tante persone che ci hanno voluto bene e sostenuto.
Anche gli organi associativi sono cambiati nelle varie elezioni, uno solo non è cambiato quello del presidente che è sempre MariaRosa Sabella.

Ma non è solo lei che fa vivere e si dedica a chi varca la soglia del Viandante. In tutto oggi ci sono 43 volontari che ruotano durante la settimana e dedicano tempo, sorrisi, e se serve consolazione e rimproveri. 

Cucinano, lavano i loro vestiti, si preoccupano che tutto sia regolare e che ognuno di loro sia adeguatamente considerato. Ci sono certamente momenti di scontro, e di allontanamento, ma tutto con calma viene chiarito. 

Tra i 43 volontari ci sono 14 soci, volontari  operativi e alcuni con una carica sociale. Queste persone non si vedono molto, ma sono importanti, portano idee, aiutano nell'organizzazione ma soprattutto, consigliano e sostengono in modo particolare la presidente. 
E doveroso presentarli e fanno parte del Consiglio Direttivo : 

Umberto Darosi (vice presidente) da 9 anni fa parte dell'associazione e ha sempre sostenuto tutte le nostre esigenze. 


Andrea Nardello, il mago del fai da te. Nostro assoluto manutentore, da 5 anni presente in associazione. 


Angelo Spiteri, volontario doc, da 3 anni nell'associazione, pacato, empatico e riflessivo, quando è in accoglienza o in cucina pignolo nel lavare pentole e tutto ciò che va lavato, ma attenzione dovete avere a disposizione dei guanti. 


Del direttivo fa parte anche Giovanna Bertoni da 5 anni in associazione, è la segretaria dell'associazione, indispensabile, che parla con il pc mentre cerca di inserire tutti i dati nel "Runz" (registro unico per il volontariato), sempre disponibile con gli ospiti ad aiutarli con Spid e tanto altro. 

Ma in questi 10 anni una persona oltre a Maria Rosa c'è sempre stata è Maria Albanese. Sempre presente anche dietro le quinte, con consigli e la sua grandissima esperienza, ha formato tutti noi, disponibile a fare da mediatore tra noi e anche con le persone esterne. Sensibile, forte, determinata ha sempre sostenuto l'Associazione e il suo impegno nel gestire il progetto del centro diurno Il Viandante. Si è dimessa dalla sua carica di vice presidente, ma non si è dimessa da tutti noi, noi possiamo contare sempre sui suoi consigli e la sua amicizia. Rimane a far parte di quei 14 soci che sostengono non solo moralmente la nostra missione.


20/03/2025



Ciao Bruno, Martedì 11 Marzo sei partito per il paradiso, dove sicuramente avrai ritrovato i tuoi "amici di merenda". Per quasi 4 mesi sei rimasto in una stanza d'ospedale senza sentire l'aria pungente del mattino, o il tepore del sole, in questi giorni ti ho raccontato qualche bugia,perdonami, specialmente quando ti hanno trasferito all'ospis a Besano. Ti ho portato i tuoi jeans e il tuo maglione d'alta moda, perché insieme saremo andati a mangiare il gelato a Porto Ceresio passeggiando sul lago che si vedeva dalla tua stanza, ovviamente avresti offerto tu. Abbiamo riso quando l'infermiera ti ha detto: " lei e sua figlia avete gli stessi capelli", e ti sei emozionato quando ti ho raccontato del nuovo centro, di come avremo festeggiato quando saresti tornato a casa ....al Viandante la tua casa..... Poi come previsto non ti sei più alzato dal tuo letto, non hai più voluto il tiramisù e neanche il budino, non mi hai più parlato, non ascoltavi più le mie bugie guardavi il lago e volevi solo dormire.......Adesso dormi di quel sonno eterno che da sollievo al tuo dolore, ma che rende triste chi ti ha voluto bene. Ti hanno sepolto senza il conforto dei tuoi amici, e a noi il cuore è andato in mille pezzi, si proprio in mille pezzi.Non ci hanno dato la possibilità di salutarti, non credevano che un senza tetto avesse degli amici, non hanno pensato....loro non sanno per quanti tu sei stato d'aiuto, non sanno quanto il tuo sorriso rendesse gioiosa una giornata, non sanno, non sanno nulla, eri solo un "funerale povero" da concludere velocemente, ma tu sei il Sig. BRUNO BANDERA amico di tanti, uomo gentile, discreto, gioioso e testone ma carico di UMANITÀ. Ciao Sig. BRUNO salutaci tutti e mi raccomando "merende sobrie"


20/02/2025


Domenica 16 Febbraio 2025
il CENTRO DIURNO IL VIANDANTE
 comincia una nuova "avventura"

 
BENVENUTI

 

Gli Amici Alpini


La fantastica Polenta


Le Amiche di sempre


Altre immagini nella galleria del Viandante


7/04/2024

Piccola storia di persone comuni, e di vita quasi quotidiana.

 


Paola, abita a Varese da tutta una vita, di professione Veterinaria, spesso le sue giornate non hanno respiro, ma nel tempo libero si dedica ad un umano e prezioso volontariato. Conosce Mitika circa 10 anni fa… Mitika è conosciuto da chi si reca a fare la spesa alla Lidel, LUI è l’uomo dei carrelli da sempre, per noi di Varese è nato insieme al discount. Paola gli si avvicina in punta di piedi, per i primi anni molto superficialmente come noi tutti, ma poi un pochino alla volta gli si avvicina di più e lo accoglie così com’è, sporco, ubbriaco, e maleodorante. Si interessa a lui, alla sua storia, ma senza invadere troppo la sua vita, Mitika questo non lo permette. Negli ultimi due anni, Mitika a causa dell’età, comincia a sviluppare un pochino di dipendenza da Paola, che pensa alle sue necessità primarie. Le persone, anche quelle impegnate nel volontariato si stupiscono e non capiscono questo occuparsi di Lui…ma Lui è proprio uno di quelli che fanno parte degli invisibili a tutti i costi, che non vogliamo assolutamente vedere, perchè se no qualche domanda seria dovremmo farcerla. Paola e Mitica comunicano tranquillamente, Paola ha imparato il “mitikese” una sorta di italiano misto al rumeno e non si sà cos’altro….Io personalmente ho conosciuto l’uomo dei carrelli proprio alla Lidel, ma era solo quello, schivo con questa espressione sempre seria e cupa. Poi 8 anni fa quando ha preso vita il Viandante l’uomo dei carelli, in silenzio ha varcato la porta del centro. Schivo, burbero, silenzioso così ho cominciato a conoscere MitiKa. Passava ogni tanto, beveva un caffè si riposava al caldo per un po’ e poi preso il suo zaino usciva in silenzio come era entrato per recarsi al suo lavoro dei carelli, si certo quello è il suo lavoro, e viene prima di tutto, non c’è neve, freddo o pioggia che lo esoneri dall’andare, non ha un contratto, non ha documenti, ha solo il suo impegno da uomo, e un accordo tacito con i responsabili e con la clientela. Gli anni passano anche per chi è senza fissa dimora, e diventando anziani si diventa fragili, come succede spesso. MitiKa negli ultimi anni è diventato più fragile sia fisicamente che emotivamente. Paola ha continuato a stargli vicino. Adesso Mitika ha bisogno di cure mediche, di un luogo dove dormire (non è più in grado di stare per strada) non è più burbero, sorride, piange quando ha paura di restare solo, ringrazia e si illuminano gli occhi azzurri quando viene accudito. MitiKa è di origine rumena, ma poco importa è un uomo che è arrivato sul nostro territorio quando aveva 40anni, nel pieno della sua vita ed è invecchiato qui da noi, nascondendosi da tutti, in case abbandonate, sottoscala e scantinati. Quando va al lavoro, guarda con occhi sognanti le montagne che circondano Varese, desiderando di andarci un giorno. IL giorno è arrivato. Mitika ha espresso il desiderio più volte a Paola di fare un giro in quelle montagne, in trent’anni non è mai uscito dall’ambiente urbano e il suo ambiente urbano non sono i giardini e i ristoranti, ma i parcheggi e le stazioni. Per Mitika è stata una giornata fantastica, in mezzo a quel bosco tanto desiderato che in qualche modo lo riporta alla sua gioventù alla sua casa. Anche per Paola è stata una bella giornata, ha regalato a MItika un sogno. Concludo usando la riflessione proprio di Paola: “Tuti noi abbiamo diritto di stare a nostro agio in un posto bello…. non c’è povertà o degrado che possa distruggere questo bisogno, quando non ce l’hai più sei già morto.”Ed io mi permetto di aggiungere questo Il Viandante cerca di dare nel suo piccolo una risposta a questo bisogno, sentirsi a proprio agio, non usato, non criticato, Accolto per quello che si è.


27/03/2024

Il coraggio di lasciarsi aiutare

Tra i senza fissa dimora di Varese, D. è conosciuto come uno di quelli che non vogliono essere aiutati. La sua stessa famiglia si è dovuta arrendere, dopo aver provato a stargli vicino per tanto tempo senza successo.

D. ha un problema con l’alcol e recentemente, dopo aver bevuto, è caduto in malo modo e si è procurato una serie di fratture e un omero rotto. Solo dopo tre giorni dalla caduta si è lasciato convincere ad andare in ospedale per farsi operare.

Come da prassi, dopo il breve periodo di osservazione, D. è stato dimesso, ancora dolorante e senza un posto dove andare. A nulla sono valse le richieste di tenerlo in ospedale qualche giorno in più.

Abbiamo subito preso accordi con un albergo per garantire a D. altre notti serene di degenza, in un posto tranquillo e pulito. Ma non possiamo permettercene molte: tolti i punti in pronto soccorso, D. è tornato in strada, con la sua spalla al collo.

Noi cerchiamo di stargli vicini al meglio, ma siamo a pezzi all’idea di non potergli garantire nulla di quello di cui ha bisogno una persona nel suo stato: un letto comodo, un aiuto per vestirsi e lavarsi, la fisioterapia. Ci consoliamo pensando che almeno per una volta, Davide ha deciso di lasciarsi aiutare. E noi, nei limiti del possibile, c’eravamo.


26/03/2024

La forza di ricominciare 

E. è arrivato al Viandante in un giorno di sole, trafelato e preoccupato di dare fastidio. Si è presentato, con un sorriso che nascondeva tanta sofferenza, e ci ha raccontato la sua storia. Da quel giorno, lo abbiamo accompagnato nel suo percorso per riprendere in mano la sua vita.

Lo abbiamo visto ridere e piangere, arrabbiarsi, andare via e ritornare. Trovare nuovi compagni di strada e restare nuovamente solo. Dormiva ogni giorno in posti diversi, e raccoglieva i materiali che riusciva a trovare per realizzare, con grande creatività, degli oggetti. Il suo sogno, infatti, è fare un lavoro artigianale.

Un giorno, E. ha deciso di lasciare Varese, e si è messo nuovamente in cammino. Questa volta, però, con un progetto, con un lavoro che lo aspettava. Mosso dal desiderio di costruirsi una nuova vita, ha dovuto tagliare i rapporti con molte persone, ma ha mantenuto i contatti con il Viandante.

È passato del tempo, poi in un messaggio vocale, ringraziando e piangendo, ci ha detto che è riuscito a prendere un piccolo appartamento in affitto. Uno spazio suo, dove poter ritrovare se stesso e pianificare il futuro, un luogo di appartenenza. 

La fatica non è finita: E. dice di avere ancora molta strada da fare, e noi non lo lasceremo solo. Ci manca la sua risata fragorosa, e siamo così felici per lui. La sua storia testimonia che ricominciare è possibile.


17/03/2024

Immaginare un futuro diverso

Gè andata via di casa da ragazza, quando uno sfratto ha obbligato la sua famiglia a dividersi. Lei ha chiesto ospitalità per qualche tempo a un’amica, poi ha trovato lavoro in un albergo per la stagione estiva. Ma finita l’estate si è trovata a Milano senza più un posto sicuro dove dormire.

Intrappolata in una relazione abusiva, un giorno ha scoperto di essere incinta quasi per caso. Nella sua situazione non avrebbe mai potuto tenere il bambino, ma era troppo tardi per interrompere la gravidanza. Ha scelto dunque di dare alla luce il suo bambino in comunità e di ricorrere poi all’adozione.

Dopo questo evento doloroso, G. si è spostata a Varese. Passa le sue giornate serena, al Viandante, dove può lavarsi e cambiarsi e riceve anche il supporto di un Avvocato di strada, che la sta aiutando a dirimere delle questioni legali che la riguardano. Ma la notte rimane sola, e la paura non va via con l’abitudine.

Le donne che vivono per strada sono molte più di quanto si pensi, vengono da situazioni molto diverse e affrontano difficoltà e pericoli maggiori degli uomini nella stessa situazione. Il rischio di subire violenze è sempre presente e i costi per i prodotti sanitari di prima necessità sono semplicemente insostenibili.

G. si è spesso trovata nella situazione di dover scegliere se comprare gli assorbenti o mangiare. Ma da quando è a Varese va meglio: ‘Qui ricevo più aiuto e più ascolto. Sento che non devo arrendermi, che pensare a un futuro diverso è possibile’.


16/03/2024

 Un posto a cui tornare

C. ha 43 anni, 10 dei quali vissuti per strada, sotto la scalinata di un centro sportivo. Il suo corpo stanco e la sua testa fragile non gli hanno mai permesso di svolgere altro che qualche lavoretto saltuario, appena sufficiente per i beni di prima necessità e per qualche pacchetto di sigarette.

Lui è un tipo di natura simpatica e aperta, reso solitario e diffidente dalla vita. Una vita di scelte sbagliate, di cui è fin troppo consapevole, ma anche di promesse non mantenute da parte delle persone attorno a lui, che non hanno voluto o saputo aiutarlo.

Più passa il tempo, più svanisce la speranza di un futuro migliore. L’anno appena trascorso è stato particolarmente difficile per lui. L’abbiamo visto passare da una rabbia crescente nei confronti del mondo a una depressione inusuale per una persona come lui, che in tanti anni non si era mai lasciata andare del tutto allo sconforto. Siamo arrivati a temere il peggio.

Abbiamo iniziato ad attivare la nostra rete sul territorio con particolare urgenza e i risultati sono stati straordinari. Poter dormire in una stanza, con un bagno. Avere un lavoro temporaneo, ma continuativo. Sono cose che noi diamo per scontate, ma chi non le ha sa quanto possono far sentire radicati nel mondo. I tratti di C. cominciano a distendersi, torna a mangiare, a scherzare con noi.

Un posto in cui si è attesi, un posto a cui tornare: non serve molto per ridare speranza a chi l’ha persa in una vita in cui si capita per errore e non ci si riesce più a scrollare di dosso.


17/02/2024

 La misura della dignità

La storia di M. è particolare. Si trova in una sorta di limbo: la sua vita ha preso una svolta imprevista e sa di essere ad un passo dalla povertà estrema. Ma non si arrende. Quella che segue è una sua riflessione: 

“Quando si perde ogni appoggio ci si rende conto di quanto sia sottile il confine tra la serenità e il disagio. Quando lo si supera svanisce un’illusione e ci si accorge immediatamente delle contraddizioni del vivere. La prima cosa che viene a mancare è il lavoro: l’impossibilità o l’incapacità di rimettersi in gioco erode velocemente i risparmi. Finiti quelli, si inizia a perdere l’auto, la casa, i propri oggetti. Poi l’igiene, la fede. Infine inizia a mancare il cibo. Restare senza casa significa essere obbligati a una continua transumanza, che cancella ogni scopo e condanna all’apatia. Perdere il ritmo in un mondo che corre veloce significa perdere i propri diritti e i propri affetti. Tentando di galleggiare si affonda, nella noncuranza generale. A volte ci si chiede perché continuare a resistere. Non c’è come rischiare di trovarsi in questa condizione per sentire la vicinanza con chi già la vive. Non posso più voltarmi dall’altra parte: fino a quando avrò un cuore, lo userò per chi non lo sente più.”


17/01/2024

 La strada non è mai una scelta

La maggior parte delle persone pensa – più o meno consapevolmente – che stare per strada sia una scelta. Ma basta passare qualche pomeriggio nel nostro centro per rendersi conto che non è quasi mai così.

La storia di F. è un esempio perfetto di come la strada sia spesso il risultato di una serie di sfortunate coincidenze.

F. ha da poco superato i 70 anni, un signore distinto e discreto. È stato coinvolto in una truffa così subdola che non solo gli è costata la sua casa e i risparmi di una vita, ma anche la sua reputazione: infatti F., che di questa storia non è altro che la vittima, risulta colpevole. Un dolore sul dolore, che F. si trascina in giro per la città. I primi tempi dorme dove capita, poi in seguito all’emergenza freddo i servizi lo notano e lo alloggiano al dormitorio di via Maspero. Di giorno viene al Viandante, come molti altri in cerca di compagnia durante il giorno.


Una sorta di equilibrio, sembrerebbe. E per un po’ è effettivamente così. Poi F., complice l’età, inizia a non stare bene. Ha bisogno di riposo e di calore. L’ospedale non lo ricovera, lo dimette in attesa dell’intervento. Alle 8 del mattino deve lasciare il dormitorio e può rientrare alle 18, il Viandante apre alle 11.30 e chiude alle 16: sono troppe le ore al freddo per una persona nelle sue condizioni.


Noi ci accorgiamo del volto sofferente e chiediamo con discrezione se possiamo essere d’aiuto. F. ci racconta la sua storia e noi non abbiamo dubbi: gli offriamo di rimanere al centro anche dopo la chiusura, per approfittare della poltrona e del calore fino all’apertura del dormitorio. Inizialmente F. si imbarazza, sorpreso che qualcuno abbia intuito il malessere che cercava di nascondere. Ma dopo un paio d’ore arriva da noi, chiede una tazza di tè e con gli occhi bassi accetta la nostra offerta e ci ringrazia di cuore.


Per noi queste sono le soddisfazioni più grandi. Guardare negli occhi le persone, chiedere con discrezione, ascoltare col cuore e trovare una soluzione ogni volta che si può. Per provare, nel nostro piccolo, a bilanciare la sfortuna e la cattiveria che possono toccare in sorte a ciascuno di noi: perché la strada non è mai una scelta.


11/03/2023

8×1000

Abbiamo ricevuto un finanziamento  dall’8×1000 grazie al quale siamo riusciti a ristrutturare un bagno e adibirlo a doccia ad uso dei nostri utenti che possono usarla tutti i giorni, installare lavatrice e asciugatrice e in fine installare doccia e bollitore elettrico per acqua in un piccolo appartamento dedicato ad accogliere un nostro utente, che non paga l’affitto, ma si presta a tutto fare per il Centro. Avendo risparmiato dei fondi  “sfruttato” per alcuni lavori l’abilità di Andrea nostro volontario, e la sorpresa di ricevere una Caldaia in donazione, abbiamo devoluto il fondo per aiutare una famiglia e un giovane uomo a sistemare la loro casa ricevuta dai servizi. L’aiuto consiste nel certificare (chiamando chi di competenza) impianto gas, installazione caldaia, sostituzione di una porta. I lavori di recupero mobili e installazioni sono stati eseguiti gratuitamente da Andrea, con l’aiuto di 2 ospiti del centro.